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Capo SeeAtLa

Parchi: ripartiamo dai principi

L’intervento di Renzo MOSCHINI su Parks dal titolo “I parchi cavia di un federalismo fasullo” , evidenzia la profonda crisi di un virtuoso processo italiano,  che non riuscendo a rinnovarsi, paga le colpe di un sistema politico istituzionale incapace di trovare la strada per il futuro del paese.

Se in tutta Europa queste realtà crescono e diventano motori dello sviluppo (vedi Germania), ci sarà un motivo perche in Italia sono considerati l’ultima ruota del carro addirittura ad uso di scambi mercantili della più bassa politica nostrana.

Nel suo intervento Moschini, esperto di chiara fama di questi processi, affema “I parchi sono stati accompagnati costantemente da un’area critica e anche di contestazione ora per i confini, ora per la caccia, ora per le nomine e tanto altro. Il tempo ha via via permesso di superare tuttavia queste difficoltà, specialmente dove vi è stata capacità di ascolto e di iniziativa che ha reso, specie nei parchi regionali, sempre più proficua la collaborazione tra parchi, comuni. province e regioni. Oggi la contestazione è sulla loro esistenza, con i pretesti più diversi derivanti tutti o quasi da un visione ‘federalista’ di stampo leghista che pretende di ricondurre tutto ad un localismo deleterio e assurdo. Quando sul parco del Delta del Po si arriva a dire e scrivere che quel parco deve  tutelare tutt’al più l’ambiente ma non certo i valori e i beni culturali si dice ovviamente una stupidaggine, ma si ha anche la conferma del vento che tira”.  E allora è il caso di evitare di farsi tirare, come dice Moschini, nel “tritacarne” e riprendere la strada dei Parchi a partire dai principi fondamentali della nostra costituzione egregiamente ricordatici (e quanto dire) in questi giorni da un genio della musica come Daniel Barenboim, pianista e direttore d’orchestra argentino-israeliano, dal palco della Scala di Milano in occasione della prima della Valchiria di Wagner, facendo diventare il suo appello un monito internazionale per gli italiani a drizzare la schiena e impegnarsi tutti per riprendere il cammino.

I Parchi nascono, sostanzialmente, con la legge quadro n.394 del 1991, in attuazione di quel fondamentale art. 9 della Costituzione richiamato da Barenboim,  “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Nel tempo i Parchi hanno tradito, o non sono stati in grado di attuare tali principi e oggi hanno necessità di un rilancio adeguato ai tempi a partire dai principi fondamentali delle norme vigenti e dai trattati e convenzioni internazionali, sostituendo alla logica delle imposizioni, la logica del dialogo.

Senza se e senza ma, bisogna affrontare il problema con molta determinazione e unità di intenti tra gli addetti ai lavori, senza ulteriori false auto gratificazioni, ma con una visione innovativa e moderna, pena essere tutti travolti dagli eventi. Quando mai si è visto che le proposte di modifica della legge quadro sulle aree protette siano “occultate” o meglio vengano “annunciate” o restino nei cassetti e nessuno dica nulla. Quando mai l’auspicata attuazione di norme che possono modernizzare i parchi (autonomia statutaria con il D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 419) restano inattuate o eluse dagli stessi Parchi in nome di un principio opzionale. Quando mai trattati e direttive internazionali restano argomento di appello e non di azione (legge n° 14 del 9 gennaio 2006, approvata all’unanimità) per non parlare dei recenti traguardi sulla biodiversità e sui servizi eco sistemici. Basterebbe aprire a questi “fantasmi” per rischiararsi le idee, invece di “vivacchiare” e tenere la testa sotto la sabbia, aspettando che passi “a nottata” per dirla con il grande Eduardo.

Pubblicato il da Domenico Nicoletti | 2 commenti

2 risposte a Parchi: ripartiamo dai principi

  1. Ippolito Ostellino scrive:

    Condivido pienamente il monito di Domenico a guardarci prima dentro, a quanto è possibile fare con gli strumenti che già abbiamo e sul fatto di darsi da fare sulle cose importanti invece che cincischiare a volte su fatti secondari…. Vi è bisogno di una Cultura delle Aree protette e non solo di una gestione. Firenze 28 febbraio penso sia una bella occasione che Renzo Moschini ci ha regalato in proposito: usiamola nel migliore dei modi.

  2. Tiziano Fratus scrive:

    Il problema nasce dalla mentalità, dalle idee che un amministratore pubblico coltiva una volta insediatosi in un dicastero o in un assessorato. Nasce uno scollamento con la realtà. Il mondo si divide in due. Da una parte la quotidianità, dall’altra l’eccezionalità, e in questo ambito, anche l’eccellenza. Ovvero: ora che sono assessore inizio a coltivare il mio orto.
    Un parco è qualcosa che sta in piedi, come una fondazione. La politica italiana preferisce gli eventi (più o meno grandi donc vistosi) con le personalità celebri, non ama perdere tempo con piccole associazioni o con la gestione di un territorio e di un paesaggio che intanto è sempre lì, basta aprire la finestra. E’ in questo piccolo spazio geometrico che si consuma la tragedia italiana, da Pompei allo stato dei parchi italiani. A un politico non serve avere una collina ben gestita, a un politico italiano serve essere ospite di Fabio Fazio o di Bruno Vespa (per quanto sia indiscutibile una profonda differenza di stile, quantomeno).

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