Latouche e la città in “transizione”: le ” 8 erre” e i “7 ma…” .
“Partirei con il definirla piuttosto una a-crescita: un ateismo cioè verso lo sviluppo fine a se stesso. L’economia della crescita ha distrutto la città e il senso dei luoghi, lacerando il territorio” ….. “la decrescita sarà scelta, e non imposta. Non si tratterà di un regresso, ma di una a-crescita dell’industria, a favore di un aumento dell’aria pura, dell’acqua pulita e degli spazi verdi”. Queste parole sono tutt’altro che un invito a sterili visione passatiste, ma una presentazione del concetto delle crescite “diverse” davvero stimolante.
Si ritrovano nel recente articolo su greenews un interessante spunto a quanto Serge Latouche ha teorizzato nel suo intervento a Roma dello scorso 19 e 20 maggio alla conferenza internazionale di Roma .
E’ un tema di grande attualità che la stessa iniziativa della Corona Verde dell’area torinese può intrecciare e che diventa anche fondamentale nell’ambito della candidatura a Smart City di Torino.
Le dinamiche di movimento negli scenari del futuro nei quali le città devono sapersi destreggiare hanno nei temi della qualità del territorio (urbanistica), della sua qualità percettiva (paesaggio), nelle modalità della loro percorrenza (mobilità), nel bilancio dei consumi (sostenibilità energetica) i temi chiave per trovare una qualità di vita.
L’articolo di Veronica Ulivieri rimanda ad un passaggio interessante di Andrea Gandiglio pubblicato sul tema delle città di transizione.
Il network www.transitionnetwork.org, che ha una sua voce italiana nel web http://transitionitalia.wordpress.com/ è un movimento culturale nato in Inghilterra dall’esperienza di Rob Hopkins. Tutto avviene quasi per caso nel 2003. In quel periodo Rob insegnava a Kinsale (Irlanda) e con i suoi studenti creò il Kinsale Energy Descent Plan un progetto strategico che indicava come la piccola città avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse stato più economico e largamente disponibile. Voleva essere un’esercitazione scolastica, ma quasi subito tutti si resero conto del potenziale rivoluzionario di quella iniziativa. Quello era il seme della Transizione, il progetto consapevole del passaggio dallo scenario attuale a quello del prossimo futuro. Il significato è consultabile al documento sul chi siamo.
Importante richiamare i concetti del come muoversi per realizzare obiettivi di modelli di crescita armonici anche rifacendosi alle 8 parole chiave che Latouche ha ricordato. Alla base di questo capovolgimento, ci sono otto parole chiave, le famose otto R: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare e riciclare. Sono termini che parlano della necessità di un nuovo inizio, «sereno, sostenibile e conviviale», per « ….ritrovare un legame con la natura, riterritorializzare la vita».
E per la serei dei numero quanto sono anche interessanti i sette ma evocati dai “transizionisti” e che si possono trovare nel sito italiano:
1. Ma non abbiamo fondi…
2. Ma non ci lasceranno fare…
3. Ma ci sono già gruppi “verdi” in questa città, non voglio pestare loro i piedi…
4. Ma nessuno in questa città si cura dell’ambiente in nessun modo…
5. Ma sicuramente è troppo tardi per fare qualcosa…?
6. Ma non possiedo le competenze adeguate…
7. Ma non ho la forza di fare ciò!
Scorpire cosa c’è dietro queste domande è un interessante navigazione e scoperta per condividere e scoprire tecniche e metodi per uscire dalle difficoltà della città grigia.