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Occorre ricordare la storia naturale della nostra specie, legata a questo pianeta, dove le leggi della natura governano il nostro futuro. Nei parchi sono leggi visibili, raccolte nelle culture stratificate del territorio. I parchi sono allora anche un fatto di cultura, che ritroviamo nel senso di chi abita un luogo, tradotto in paesaggio, e dove insieme alle dinamiche dell'abitare si muovono vita ed economia. Abbiamo bisogno di rinnovare allora il nostro modo di parlare di aree protette e di natura, con nuove visioni e un nuovo modo per comunicarle.

Una soluzione per i Parchi?

 

Per salvare il sistema parchi, che ha bisogno di una rifondazione, occorre che le istituzioni parco accettino di più la sfida di diventare agenzie locali per lo sviluppo dei territori, lavorando di più sulle seguenti parole chiave: paesaggio, marketing, promozione.

Beninteso senza abbandonare la loro mission di tutela, anzi, collocandola in un contesto che ne spiega ancora meglio il suo significato. Un ambiente in equilibrio, migliore e tutelato è la condizione per uno sviluppo del territorio più efficace ed anche economicamente sostenibile. I progetti di sviluppo locale senza attenzione alla qualità naturalistica ed ambientale sono errati e inefficaci per definizione. E la storia lo dimostra.

Occorre quindi mettere mano alla nascita di nuove agenzie locali, che fondino ad esempio ATL e parchi e al posto degli attagli 14 enti nascano agenzie, magari di meno ma comunque radicate sul territorio, che facciano tutela e promozione insieme.

400 dipendenti dei parchi e circa 300 nelle ATL possono essere una squadra importante, anche per dare servizi direttamente sul territori.

Occorre portare avanti proposte alla Regione per una gestione ambientale nuova, per evitare il tracollo di 35 anni di esperienze…… Ma occorre anche che su queste proposte di rifondazione siano accettate da tutti e ci siano ampie convergenze, specie da parte di un ambientalismo che vuole invece arroccare la semplice difesa delle attuali organizzazioni. Non si tratta di buttare a mare tanti anni di lavoro, che è stato utile, ma che nella attuale situazione deve sapersi confrontare con il nuovo contesto e la crisi. 

Si tratta di attualizzare alla nuova situazione il lavoro sul territorio, per gestire con capacità, biodiversità, sicurezza del territorio e sviluppo locale per fruire dei suoi beni.

Occorre una idea nuova.

Pubblicato il da Ippolito Ostellino | Lascia un commento

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