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Le cose passate fanno lume alle future... e le cose medesime ritornano, ma sotto diversi nomi e colori

C’era una volta un’APE molto particolare

Volava, instancabile, sopra gli Appennini in cerca di piante e di fiori tra i più belli d’Italia.

Dopo tanto vagare tornò al centro e decise di fermarsi a l’Aquila dove, nel dicembre del 1995, manifestò l’intenzione di trasformarsi in un grande alveare ricco di idee e progetti , una sorta di ecosistema della conoscenza di tutte le aree protette. Si chiamò, appunto, APPENNINO PARCO D’EUROPA quel progetto fantasioso tenacemente voluto da Regione Abruzzo, Ministero dell’Ambiente e del Territorio e Legambiente.

Seguì la “Convenzione degli Appennini” e quindici Regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia, vi aderirono con ingenti beni in natura e cultura, all’insegna della conservazione e della tutela di un patrimonio ineguagliabile che non va mai sottovalutato.

Su questa lunghezza d’onda andrebbero collocate le preoccupazioni dell’oggi sul futuro dei parchi. Vanno benissimo gli appelli della cosiddetta indistinta “gente dei parchi” che si rivolge alle massime istituzioni dello Stato. La crisi economica è grave e le risorse si assottigliano sempre di più.

Chiediamoci, però, una volta per tutte: quanto vale oggi il “capitale” accumulato in esperienza, competenza, vigilanza attorno a quel valore assoluto chiamato biodiversità? “Le cose passate fanno lume alle future …e le cose medesime ritornano, ma sotto diversi nomi e colori” , annotava finemente nei suoi scritti Francesco Guicciardini!

Pubblicato il da Marcello Maranella | Lascia un commento

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