LA MEMORIA NEL PAESAGGIO
Ieri sera a CHE TEMPO CHE FA Salvatore Settis, intervistato dal conduttore Fazio, non ha usato mezzi termini: il paesaggio italiano va precipitosamente scomparendo! Gli fa eco Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, il quale documenta che in un rapporto da 1 a 9 l’edificato in Italia dai templi di Agrigento al Foro di Mussolini all’EUR è di gran lunga superiore al consumo di territorio effettuato dall’ultimo dopoguerra ad oggi. In sintesi 2500 anni pari a 1- 50 anni pari a 9. Cito altri due acuti osservatori come Paolo Rumiz e Carlo Petrini i quali su Repubblica di qualche settimana fa abbattono, a colpi di penna naturalmente, i mega centri commerciali grandi come città sorti alla periferia di Pescara e le distese di pannelli fotovoltaici sparsi sopra assolate colline al posto di dorati vigneti. Altro che percezione visiva del paesaggio, altro che utilizzo virtuoso di fonti energetiche rinnovabili. La memoria nel paesaggio è appunto il titolo di un bel volume presentato venerdi scorso a Teramo dal locale Archeoclub, ricchissimo di riferimenti ed in linea con la Convenzione Europea del Paesaggio. Non tutti gli ospiti intervenuti alla presentazione erano però d’accordo sulla necessità di provare a fermare il tempo e di ricostruire una dolcissima armonia fra insediamenti urbani e agricoltura fiorente. Speriamo di non rimanere ancorati a CHE TEMPO CHE FU…..
Interessante spunto Marcello. Ho visto un commento sull’interessante libro di Settis di Moschini e trovo che sia importante la tua segnalazione per far girare notizie sul caso. Mi ero perso l’occasione di Fazio e trovo gustosa la tua risposta sul CHE TEMPO CHE FU….. Ti segnalo quanto ho scritto sul parco che si vede sul blog e forse è giunto il momento di varare un ainiziativa nazionale su paesaggio e parchi. Segnalo anche http://www.landscapefor.eu sul tema e potremmo parlarne il 28 a Firenze.
Ciao, Ippolito. Ti rileggo con piacere e ho apprezato il tuo blog sul paesaggio che ho letto dop aver spedito il mio. Io sono convinto che siamo pronti per scuotere l’albero della conoscenza e, sia pure faticosamente, dati i tempi che incombono è possibile dare una configurazione socialmente rilevante a tutta la nostra indistinta “gente dei parchi”. Iniziamo dal PAESAGGIO? Un saluto cordiali e tanti auguri di buon lavoro. Marcello