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I parchi sono una speranza di futuro. Ogni giorno consumiamo territorio e ambienti naturali. Distruggiamo habitat che danno vita a specie che ancora neanche conosciamo.
La cultura, l'arte, la musica, la natura sono l'anima stessa dell'Umanità, senza resteremmo solo merce. E nel mare in tempesta il cuore di chi ha speranza in un domani migliore deve essere saldo.
Qui proviamo a parlare delle migliori idee, delle buone pratiche, dei problemi, dei guai, della vita della gente, della natura e dei parchi.

Parchi e marchi di qualità

Il 5 e 6 maggio 2011 si è svolto a Santa Sofia un interessante workshop organizzato dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, in collaborazione con AIDAP, Federparchi e associazione 394, nonché con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e coordinato da Lucia Naviglio.
La folta e qualificata partecipazione ha sottolineato, se ce ne fosse stato bisogno, quanto importante sia per la gente dei parchi scambiarsi esperienze e approfondire problematiche. Il mondo delle aree naturali protette, infatti, in Italia è pieno di organi di controllo ad ogni livello, ma debolissimo nella capacità di programmazione nazionale e regionale delle problematiche, sempre più complesse, che interessano la gestione dei territori di qualità.
La legge sulle aree naturali protette, la non sempre abbastanza lodata 394 del 1991, prevede infatti che i parchi possano dare il proprio logo a prodotti e servizi di qualità.
Ma qui cominciano i dolori. L’Unione Europea, un tempo forte motore di innovazione ma oggi sempre più spesso freno burocratico all’innovazione, non consente l’utilizzo di marchi geografici su diversi prodotti, olio e vino tra questi.
E qui non si capisce davvero il senso, se non quello tutto “politico” di favorire alcuni a discapito di altri. Perché non dovremmo dire che un formaggio viene dalle Dolomiti? O che un vino è fatto nella Murgia dei Trulli? O una mortadella è di Bologna? Forse solo per confonderla con altri prodotti più industriali e banali?
E poi perché i parchi nazionali, quasi tutti in aree marginali o depresse, dovrebbero rinunciare a promuovere migliori standard di qualità, come l’agricoltura biologica o la certificazione ecolabel delle strutture turistiche o la certificazione emas dei processi produttivi?
Credo davvero che in tal modo tutta la parte “ecologica” e di “sviluppo sostenibile” della legge 394/91 core il rischio di essere archiviata.
Il Ministero Ambiente, il Ministero delle Politiche Agricole e le Regioni dovrebbero rafforzare il pressing sull’Unione Europea perché riconosca la liceità di questi processi di qualificazione produttiva e di territori altrimenti destinati alla marginalità e all’abbandono.
Per fortuna alcune ottime esperienze non mancano, sia nei parchi nazionali sia nei parchi regionali. La loro conoscenza può essere utili per tutti coloro che hanno a cuore il destino della natura e del paesaggio del BelPaese, la cui cura a volte può passare anche per un sapore o un odore di un prodotto agricolo certificato e di alta qualità, anche ambientale.

Info su www.parks.it/parco.nazionale.for.casentinesi/dettaglio.php?id=12812

Pubblicato il da Nino Martino | Lascia un commento

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