I parchi nazionali e le riserve naturali
Quest’anno, il 6 dicembre, la legge quadro sulle aree naturali protette n. 394/91 compie venti anni. Non è un semplice compleanno, uno qualunque almeno. Si tratta, infatti, dei vent’anni di una delle migliori leggi ambientali del Paese. Autentica pietra miliare della conservazione della natura in Italia.
Prima di questa legge, infatti, eravamo poco sopra il 3% di italico suolo tutelato, mentre oggi viaggiamo intorno al 12%. Una percentuale che supera il 20% se si considerano i “siti di interesse comunitario” ai sensi della Direttiva Habitat e le “zone di protezione speciali” ai sensi della Direttiva Uccelli. In pratica queste due tipologie di aree rappresentano quei territori di qualità dove, probabilmente, dovremmo fare molte altre aree naturali protette.
Speriamo il che il Parlamento e il Governo, insieme alle Regioni che sono importantissimo attore nella istituzione e gestione di aree naturali protette, sappiano trovare tempo e modo di “celebrare” questi venti anni con una seria riflessione su quanto di buono è stato fatto (tantissimo), su quanto occorre ancora fare (molto) e su quel che andrebbe cambiato (poco).
Speriamo che parta un dibattito non precostituito o preconcetto, ma che tutti possano contribuire davvero a “fare il tagliando” ad una macchina bella e delicata, che molti ci invidiano, le aree naturali protette.
Su questo spazio proverò a delineare le cose che andrebbero riviste per poter meglio far funzionare i nostri parchi e le nostre riserve, sia a terra sia a mare.
La prima che mi viene a mente è sicuramente il problema della unicità di gestione dei parchi nazionali.
Molti parchi nazionali, infatti, hanno un cuore costituito dalle proprietà dello Stato, destinate a riserve naturali e gestite dal Corpo Forestale dello Stato.
Il forte dibattito che portò all’emanazione della l. 394/91, escluse la dualità di gestione o la permanenza delle stesse riserve naturali al CFS.
Il legislatore aveva le idee così chiare che scrisse che entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge il passaggio doveva avvenire. Sarà ma ad oggi ancora così non è stato. I ministeri interessati han cambiato più volte nome, ma le riserve ancora in gestione ai parchi non sono passate.
Stiamo parlando di ben 13 parchi nazionali su 23: Abruzzo-Lazio e Molise, Appennino tosco-emiliano, Arcipelago toscano, Circeo, Dolomiti bellunesi, Foreste casentinesi, Gargano, Gran Sasso-Laga, Majella, Pollino, Sila, Val Grande e Vesuvio.
Realtà molto diverse tra loro. Alcune con piani approvate ed altre senza strumenti di pianificazione e gestione. Ma tutte con in comune una complessità di strutture per gestire lo stesso territorio. In alcuni casi il territorio del parco è per oltre metà demaniale e gestito dall’UTB della Forestale, che magari lo gestisce anche bene, non è questo il problema. Quel che conta è che una precisa norma di legge (di una legge di rilievo costituzionale, come la 394/91) venga sostanzialmente disattesa per tanti anni. Quel che conta è che nessuna gestione può essere veramente efficiente ed efficace con questa molteplicità di amministrazioni pubbliche che si occupano dello stesso oggetto. E’ importante che di questa questione si discuta serenamente ma chiaramente. E’ importante che chi crede che una gestione affidata alla Forestale sarebbe migliore di quella degli Enti parco lo dica. Sulla vicenda c’è da segnalare che tutte le associazioni culturali e di categoria del mondo dei parchi hanno raccolto oltre 800 firme, molto qualificate, per chiedere al capo dello Stato ed alle più alte autorità del Paese che questo passaggio ai parchi dei territori demaniali e delle riserve naturali incluse avvenga al più presto. Senza dimenticare che sarebbe davvero importante che questa gestione non sia onerosa. Oggi le strutture e i terreni demaniali affidati alla Forestale sono gratuite, mentre le stesse strutture o terreni affidate ad un Comune o a un Parco sono a titolo oneroso. davvero incomprensibile. Ma del resto oltre il 30% di quello che lo Stato da ad un Parco torna allo Stato sotto forma di tasse. Come dire lo Stato paga l’Iva a se stesso! L’Italia dei misteri e delle contraddizioni difficili da capire per chiunque…