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Aree protette: una conquista di civiltà, un indice di progresso, una grande risorsa per il futuro.
Occorre ricordarlo.

Si torna a parlare di programmazione: era ora

Il ministro dell’ambiente Andrea Orlando su Il Sole 24 Ore ha preannunciato che presenterà al Consiglio dei ministri una proposta per la partecipazione delle comunità locali alle decisioni sui progetti infrastrutturali oggi in molti casi bloccati. L’Arpat Toscana ha parlato di 354 opere contestate.

Gli interventi sul territorio suscitano infatti una profonda diffidenza sintomo di una crisi della democrazia rappresentativa e della assenza di programmazione. Per questo gli interventi non devono risultare ‘calati dall’alto’ ma decisi coinvolgendo le comunità locali. Il ministro ha richiamato l’esperienza del debat public francese  ed anche quella di talune regioni tra le quali anche la Toscana. Nonostante tutte le autorizzazioni le procedure in effetti spesso si rivelano insufficenti a dare garanzie sulla fattibilità concreta di un progetto. Questo è particolarmente vero per quegli interventi con forti e delicate implicazioni ambientali; suolo, natura, paesaggio.

E siccome oggi la sfida dice Orlando è tenere insieme ambiente, paesaggio, sviluppo e lavoro le comunità locali devono essere parti attive dei processi di trasformazione e governo del territorio.

Un modello insomma inclusivo che era alla base delle politiche di programmazione previste dalle nostre leggi ambientali più importanti  che però è andato via via appannandosi; l’ultimo serio tentativo non riuscito di rilanciarlo con la ‘nuova programmazione’ risale al governo Ciampi. Buona quindi l’idea di Orlando. E’ chiaro che la condizione prima perché la cosa possa funzionare è credere nel ruolo delle comunità locali che in passato proprio grazie a talune nostre leggi come quella sui parchi hanno dato grande  prova di responsabilità  guardando oltre il proprio giardino. Ricordo le discussione al Parco di San Rossore con gli agricoltori sull’uso dei concimi, con i lavoratori delle cave che andavano chiuse, sui divieti all’uso delle spiagge con dune. I piani dei parchi specie regionali servirono e servono ancora seriamente a questo, come volano di una nuova gestione ambientale del territorio. Oggi invece i parchi anche nazionali dotati di piano sono pochi e spesso non costituiscono quel volano di cui c’è bisogno. E non per colpa della legge ma della politica che qui non può cavarsela neppure con la scusa dei tagli finanziari.

Il Gruppo di San Rossore su questi aspetti ha avanzato sue proposte e altre ne stà mettendo a punto in vista anche del previsto incontro proprio con il ministro Orlando.

Cercheremo di fare la nostra parte a sostegno dell’impegno del ministro.

 

Pubblicato il da Renzo Moschini | Lascia un commento

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