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Occorre ricordare la storia naturale della nostra specie, legata a questo pianeta, dove le leggi della natura governano il nostro futuro. Nei parchi sono leggi visibili, raccolte nelle culture stratificate del territorio. I parchi sono allora anche un fatto di cultura, che ritroviamo nel senso di chi abita un luogo, tradotto in paesaggio, e dove insieme alle dinamiche dell'abitare si muovono vita ed economia. Abbiamo bisogno di rinnovare allora il nostro modo di parlare di aree protette e di natura, con nuove visioni e un nuovo modo per comunicarle.

LA MANDRIA, MUSEO VIVO O PARCO MORTO? LA RISPOSTA ……. FORSE A BABBO MORTO.

Avendo letto questo messaggio che di seguito pubblico, non potevo pensare di tenerlo per me….:

“Sono un cittadino di Venaria che da quasi 11 anni vive e frequenta il Parco della Mandria e che, con grande tristezza, vive dalla scorsa estate la sofferenza di non poter più percorrere in libertà i suoi lunghi e freschi viali, dopo le chiusure protratte nei mesi per l’incidente incorso nel luglio del 2010. Una tristezza che si è fatta ancor più forte nell’avvicinarsi delle importanti celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.

Nell’avvicinarsi del prossimo fine settimana e dell’importante visita del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, non posso non mettere in parole questo sconforto, anche per il rispetto di tutte quelle persone che, a diverso titolo (dagli operai agli amministratori di allora) hanno condotto negli anni questo parco ad essere un simbolo d’Italia e del nostro Piemonte: a partire da chi, in anni in cui le regioni muovevano i primi passi, avevano fatto diventare questo territorio un ambiente aperto a tutti i cittadini, sottraendolo al solo godimento privato, per passarlo nella proprietà della Regione Piemonte. Un patrimonio che nella primavera fredda del 1982 quelle stesse persone fecero visitare all’allora Presidente Sandro Pertini, il cui nome ancora presenzia queste terre, essendo il suo nome a fregiare il vicino Aeroporto di Caselle.

Uno sconforto alimentato anche da altro, come dalla visione di alberi tagliati, forse di certo segnati nel loro destino, che però è difficile capire come mai sia un destino che li abbia colpiti incredibilmente all’unisono tutti insieme, quasi fosse un evento tsunami ad aver raggiunto con grande tempismo le loro radici e i loro fusti nello stesso istante, nell’autunno del 2010 (anticipi della fine annunciata del 2012…?).

Uno sconforto che ancora colpisce non potendomi più affacciare, con chi mi promise il suo amore, al belvedere che dal fronte del Borgo Castello permetteva di spingere lo sguardo lontano, verso sud ovest, per rintracciare persino la guglia del Monviso. Un belvedere oggi in crollo, devastato dalle infestanti.

E che dire dello sconforto delle vitree trasparenze: quelle del grande padiglione vetrato che sventrò le maniche centrali del Borgo Castello all’inizio degli anni 2000 per fare posto ad un tempio museale del paesaggio, e che oggi fa mostra di se e del suo “paesaggio”, ma evocando le scene di “I am legend”, dove alberi e erbe ripopolano edifici abbandonati, vetri scheggiati fra abbandono e degrado, di certo non nascosti qui alla vista, essendo proprio collocati nel percorso che dal piazzale del Borgo porta verso gli Appartamenti Reali: forse un set per un film sui “paesaggi surreali”.

E poi? E poi leggere le notizie del Centro Internazionale del Cavallo con i debiti, che non paga i fornitori di Druento e che invece di essere uno spazio per il cavallo per tutti, ha dato mostra di se in manifestazioni di elite che poi non hanno saldato i debiti. Però, che elite. Un centro che ha trasformato enormi superfici di prati stabili, grande ricchezza del paesaggio, in campi di corsa o in prati con ingombranti edifici di legno che oscurano il bel paesaggio sulla Valle del Casternone. Investimenti si, ma oggi vuoti. Oggi, quando avremmo bisogno di dare servizi nel verde che i cittadini chiedono, e che oggi chiedono fra l’altro sempre di più, non potendosi più permettere con la facilità di anni fa, le gite al mare.

E ancora pensare a tutte quelle guide dipendenti del parco che oggi non possono portare i nostri bambini a vedere e toccare con mano la natura e l’ossigeno che gli alberi della Mandria ci donano ogni giorno. Un personale che oggi non può più essere utilizzato come un tempo o che forse alla chetichella, a bordo del trenino del parco che corre fra i viali, provano a far fruire del parco con quel terrore delle cadute nell’aria?

Un terrore suggerito fra il resto dai cartelli posti lungo i percorsi e che a caratteri cubitali ricordano… PERICOLO NATURA VIVA… si proprio così, questo si legge sui cartelli, infondendo nei visitatori, già spesso a digiuno di conoscenze sulla natura, un evidente terrorismo psicologico-naturalistico.

Ma i Parchi… sono questo? No.

I parchi sono altro, sono le tante belle iniziative che basta leggere sui siti web e che la stessa stampa in questi giorni ha ricordato dalla pagine nazionali di importanti quotidiani.lastampar-t2-2011-03-06-024-left PARCHI  lastampar-t2-2011-03-06-024-left PARCHI 2

I luoghi dei parchi, sono un concentrato di ricordi, di memorie, di vissuto, di esperienze, di natura, di bellezza, un concentrato che si può cogliere come sentimento vivo, a patto di avere i sensi per percepirlo, quei sensi che tanti cittadini hanno camminando, pedalando e riflettento per i suoi viali, almeno un tempo.

Questi luoghi perchè a volte sono invece, non spazi per la memoria collettiva, ma musei cosparsi di denari buttati o di denari non spesi dove, invece, si dovrebbero spendere? Perchè trattare così la nostra memoria collettiva, i luoghi del nostro respirare?

Attendo, come tanti cittadini di Venaria e non solo, ancora una risposta.”

Che dire, leggere queste parole fa pensare, e davvero fa riflettere se poi ancor di più si scopre che i messaggi pubblici affissi in quel parco sono del tenore dell’immagine che apre questo post del mio blog e che ho potuto scattare qualche giorno fa. Vien da pensare di certo, ognuno per la sua parte.

Pubblicato il da Ippolito Ostellino | Lascia un commento

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