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Occorre ricordarlo.

I parchi cavia di un federalismo fasullo

E’ questa l’impressione che si ha, sia scorrendo le cronache quotidiane sia seguendo momenti più impegnativi del dibattito istituzionale. E i parchi che stanno per riunirsi in assemblea a Milano con Federparchi farebbero bene a partire da qui se vogliono uscire davvero dalle peste.

Quasi ogni giorno c’è un tal dei tali che ripete su qualche giornale che i ‘parchi sono enti inutili e costosi’. Ripetono d’altronde quello che pensa il ministro Calderoli dei parchi regionali. Se persino il parco del Ticino lombardo boccheggia qualche ragione ci sarà. Ma c’è qualche ragione non dovuta semplicemente ai tagli di bilancio se molte province stanno cercando di smembrare i parchi regionali per ricondurne una parte alla parrocchia.

E la ragione c’è, perché recentemente l’assemblea nazionale dell’Unione delle province ha riconfermato questa posizione alla Calderoli considerando i parchi regionali alla stregua di una qualsiasi organismo consortile chiamato a gestire funzioni regionali. Posizione purtroppo fatta sua anche da Legautonomie in un recente documento.

Ma i parchi, come sappiamo, dipendono da una legge nazionale a cui debbono attenersi concordemente sia lo stato che le regioni e gli enti locali, senza abrogazionismi che non competono a nessuno separatamente. Cose note ovviamente. Ma regolarmente ignorate anche in sedi rappresentative istituzionali.

E vorrà dire pur qualcosa se finora si è parlato quasi esclusivamente dei tagli di Tremonti ai parchi nazionali mentre magari per lo Stelvio prende –anzi riprende- quota il discorso sullo smembramento istituzionale a cui corrisponderebbe, come scrive allarmato il Corriere della Sera, anche quello ambientale.

Il futuro dei parchi, e non soltanto di quelli nazionali, non riguarda in buona sostanza soltanto la legge finanziaria: riguarda il ruolo stesso, la sopravvivenza dei parchi.

I parchi sono stati accompagnati costantemente da un’area critica e anche di contestazione ora per i confini, ora per la caccia, ora per le nomine e tanto altro. Il tempo ha via via permesso di superare tuttavia queste difficoltà, specialmente dove vi è stata capacità di ascolto e di iniziativa che ha reso, specie nei parchi regionali, sempre più proficua la collaborazione tra parchi, comuni. province e regioni.

Oggi la contestazione è sulla loro esistenza, con i pretesti più diversi derivanti tutti o quasi da un visione ‘federalista’ di stampo leghista che pretende di ricondurre tutto ad un localismo deleterio e assurdo. Quando sul parco del Delta del Po si arriva a dire e scrivere che quel parco deve tutelare tutt’al più l’ambiente ma non certo i valori e i beni culturali si dice ovviamente una stupidaggine, ma si ha anche la conferma del vento che tira.

Ecco perché quando ci siamo riuniti in San Rossore abbiamo parlato di rilancio innanzitutto culturale del ruolo del parco, che non può finire nel tritacarne di una vicenda politico-istituzionale che non lascia presagire nulla di buono. E chi sta per finire, o in parte è già finito, in questo tritacarne farà bene a prendere tutte le misure per non farsi incastrare ulteriormente.

Pubblicato il da Renzo Moschini | Lascia un commento

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