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Aree protette: una conquista di civiltà, un indice di progresso, una grande risorsa per il futuro.
Occorre ricordarlo.

Quale programmazione regionale?

Quando la nuova giunta regionale ha affidato alla Facoltà di Architettura di Firenze l’incarico di rivedere il PIT che faceva acqua da più parti intendeva evidentemente ricondurre la realtà toscana ad una visione d’insieme all’interno della quale si potessero utilizzare al meglio non solo gli strumenti urbanistici ma anche se non soprattutto quelli preposti al governo  del suolo, della natura e del paesaggio. I risultati di quel lavoro di ‘revisione’ critica per quel che abbiamo potuto verificare confermano che questo era e rimane il nodo da sciogliere tanto più in una situazione di diffusa a grave crisi non solo economica che colpisce anche la nostra regione. Eppure se ci affidiamo alle cronache l’impressione è che in tutta una serie di vicende che tengono banco sulla stampa locale  ed anche su alcuni siti toscani -dove spesso compaiono e scompaiono d’improvviso- di questa ‘revisione’ proposta si trovano ben poche tracce. L’ultima polemica che mi ha colpito è la proposta –contestata da più parti- di una tassa di soggiorno per la società Parchi della Val di Cornia insomma di un parco un po’ anomalo di cui si sono tessute non poche lodi dedicandogli anche importanti studi. Un’area quella della Val di Cornia in cui si incrociano da tempo tutta una serie di polemiche e di critiche per scelte  urbanistiche discutibili e molto discusse. Non mi pare però che finora qualcuno abbia ricordato -e si ricordi- che tra gli ultimi atti della passata gestione regionale vi è anche la decisione della Commissione ambiente  che voleva istituire in Val di Cornia il quarto parco regionale toscano.

L’attuale commissione ambiente non mi pare se ne sia occupata ma in compenso ha frettolosamente liquidato la petizione firmata da migliaia di cittadini  che chiedeva l’allargamento del parco della Maremma. Nè si ha notizia della nuova legge regionale sulle aree protette che avrebbe dovuto sciogliere non pochi nodi sulle ANPIL, il ruolo delle province e degli stessi parchi regionali ridimensionati inopinatamente nel loro ruolo da alcuni anni. Prossimi ai rinnovi delle presidenze l’unica cosa che si sa è che i nuovi presidenti non saranno pagati. Dei parchi regionali l’unico riferimento lo si trova – che mi risulti- oltre che nel bilancio sulle modalità di gestione finanziaria in un articolo della legge sul piano energetico in cui  è detto che i loro piani dovranno ‘conformarsi’ a quello energetico. Altro che PIT! Per fortuna sulle Torri eoliche di fronte a San Rossore non si è tenuto conto di questa norma balorda. Ma l’elenco delle questioni aperte o riaperte anche dai recenti disastri è assai più lungo ma ignorato. Penso al Magra dove vi è un bacino unico per le due sponde ma solo su quella ligure un parco regionale mentre su quella Toscana operano alcune ‘sperse’ e fragili ANPIL. Non parliamo poi  delle questioni litoranee porticcioli inclusi.

A rendere più problematica e complicata questa situazione è il fatto  che mai come in questo momento il dibattito sui livelli di programmazione non unicamente urbanistica che l’ha fatta troppo da padrona considerando gli altri livelli gregari e subalterni incrocia un dibattito non meno ingarbugliato sui ruoli istituzionali a partire dalle province. Qui i cambiamento di fronte sono stato vari e tanto rapidi al punto che le province avevano chiesto l’abrogazione dei parchi regionali e ora sono loro a rischio cancellazione. Ecco perché non si capisce perché la legge regionale toscana sia sparita nuovamente dalla circolazione. Fatto grave perché anche sul fronte regionale dopo la rovinosa gestione Prestigiacomo si registrano ormai situazioni allarmanti che non vorrei dovessimo includere anche la  Toscana.

Renzo Moschini

Pubblicato il da Renzo Moschini | Lascia un commento

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